giovedì 14 luglio 2016

L'arte del costume nel Kathakali



Come tutte le forme d'arte indiane, altrettanto antiche, il Kathakali è un'arte performativa è fortemente connessa alla tradizione e alla dimensione del sacro. 
Esso ha origine nell'India meridionale, si distingue come arte autonoma attorno alla metà del XVI secolo, ed illustra vicende e temi importanti tratti dai celebri poemi epici della cultura induista, come il  Mahābhārata ed il Rāmāyaṇa
Per tradizione una rappresentazione di Kathakali dura per una notte intera, poiché simbolicamente termina con la vittoria della luce sulle tenebre.
Come in molte forme d'arte performativa orientale (ma anche occidentale, se prendiamo in esame ad esempio la nostra Commedia dell'Arte) i costumi sono elementi caratteristici di personaggi fissi, che sono quindi resi subito identificabili dallo spettatore a seconda dell'abito, degli accessori e del trucco. 
I costumi ed il maquillage permettono inoltre, in questo caso specifico, di focalizzare l'attenzione su determinate aree espressive del corpo, funzionali all'intera performance: come nelle altre forme di danza tradizionale indiana, i danzatori comunicano le emozioni e l'andamento delle vicende rappresentate tramite espressioni facciali enfatizzate e codificate, come codificati sono i gesti simbolici dei mudra, classificati in un vero e proprio linguaggio.


I costumi

L'accessorio caratteristico è rappresentato dal copricapo, proporzionato al livello di divinità del personaggio: gli dèi e i demoni indossano un copricapo ampio ed elaborato, mentre per gli umani questo ornamento assume proporzioni decisamente più realistiche.
Il caratteristico khesabharan kiritam è riservato perlopiù ai personaggi eroici e divini. Si presenta come un cerchio a più strati al centro del quale è posta una tiara a forma di cupola, entrambi intagliati nel legno e successivamente dipinti e decorati con gemme, lamine e perle metalliche e altri dettagli realizzati con un impasto ricavato dal riso o più semplicemente con plastica. 
Nella fase della vestizione il performer percepisce il momento in cui indossa il kiritam come un momento sacro. La divinità del personaggio rappresentato risiede dunque in questo elemento del costume, e viene assorbita dall'attore il quale pronuncia preghiere e ringraziamenti. 


Realizzazione dei kiritam
Fonte: http://kathakalischool.com/
Fonte: http://kathakalischool.com/

I personaggi femminili portano invece varie fasce più o meno decorate ed un berretto (kontakettu) posto a sostegno del velo, in tessuto dorato.
Altro dettaglio caratteristico del costume del Kathakali è l'ampia gonna (chiamata lehengra o semplicemente sari quella femminile, ututtukettu quella maschile) sostenuta da sottostrutture imbottite (chanti) simili al nostro cinquecentesco bum roll, crinoline e sottogonne. La gonna è in cotone bianco con un orlo di colore rosso.
I personaggi demoniaci, caratterizzati da un trucco e da un costume fortemente improntato sul grottesco, portano spesso dei seni posticci appuntiti.
Gli altri accuratissimi accessori includono elaborate collane, collari ed altri gioielli che ricadono pesantemente sul petto, bracciali, spalline, unghie in metallo, e cavigliere con sonagli (kecchamani per gli attori, chilanka per le attrici) che esaltano i movimenti.






Il trucco

Nel Kathakali il procedimento di applicazione del trucco dura circa tre ore. Viene applicato da una persona designata a questa speciale mansione (il Chuttikkaran), mentre il performer rimane disteso a terra. Esistono sette categorie di trucco, a seconda del personaggio rappresentato, poiché il colore assume una funzione fortemente simbolica. 

Paccha ("Verde")
Questa categoria rappresenta gli eroi di orientamento spiccatamente positivo, nobile e virtuoso. 
Il trucco caratteristico ha una base in verde (un colore che richiama la natura divina), con labbra dipinte di rosso, occhi allungati con tinta nera, ed infine un simbolo di devozione dipinto sulla fronte.



Kari ("Nero")
Si tratta dei personaggi con connotazioni divine e fortemente demoniache. La base del trucco è nera con dettagli bianchi, e gli attori indossano delle zanne.




Katti ("Coltello")
Alcune entità demoniache possiedono connotazioni positive e virtù, pur conservando la loro natura selvaggia. 
Anche in questo caso la base è verde ma interrotta da un paio di elementi rossi ai lati del naso a forma di lama, da cui deriva il nome del trucco. Anche in questo caso gli attori portano delle zanne.



Payuppu ("Maturo")
Si tratta anche in questo caso di entità divine, ma con un trucco in tonalità arancio invece che verde.

Tati ("Barbuto")
Sono i personaggi di connotazione malvagia che indossano una barba posticcia, che può essere nera, rossa o bianca.

Minukku ("Splendente")
I personaggi umani positivi (brahmini, principi, donne ecc...) hanno un trucco molto meno appariscente. L'incarnato è appena valorizzato da tonalità calde tendenti al rosa, le labbra sono contornate da una tinta nera e dipinte in rosso, gli occhi (che devono essere carichi di espressività) sono contornati e allungati in nero, così come le sopracciglia. Spesso sul viso vengono dipinti dei riccioli neri. 



Theppu ("Speciale")
Gli animali o alcuni tipi di personaggi umani appartengono a questa categoria, e avranno un trucco i cui dettagli evidenziano caratteristiche particolari.


Bibliografia

Maeden W., An introduction to Kathakali costume, Published in TD&T, Vol. 49 No. 1 (winter 2013)

Azzaroni G., Nepāl, Bhutan, India, Śrī Laṅkā, vol. IV, in Id. Teatro in Asia, Bologna, CLUEB 1998

Barba E., La canoa di carta. Trattato di antropologia teatrale, Bologna, Il mulino 1993.


Claudia Fasano

Nessun commento:

Posta un commento