Michel Fokine e Tamara Karsavina nel balletto L'oiseau de feu (L'uccello di fuoco, 1910). Costumi disegnati da Léon Bakst e Aleksandr Golovin |
I
Balletti Russi non solo rivoluzionarono il concetto di costume per la
danza, ma ebbero anche un fortissimo impatto nella storia del costume
teatrale del Novecento e su tutta l'estetica e sulla moda degli anni
avvenire.
La
tradizione del balletto russo aveva già raggiunto una certa
popolarità con Michel Fokine, il quale sarà coreografo dei Ballets
Russes dal 1909 al 1912, e Marius Petipa (1818-1910), ballerino
francese, coreografo del Balletto Imperiale di San Pietroburgo dal
1862.
L'inizio
dell'evoluzione dell'abito di scena specifico per la danza avviene
con due balletti fondamentali: La figlia del faraone (1862) e
La Bayadère (1877).
In
questi due spettacoli si decide di adattare il tradizionale costume,
il tutù, alle esigenze della trama dei balletti in questione, e si
compie la scelta (al tempo assai audace) di aggiungere appunto degli
ornamenti che richiamassero un gusto orientaleggiante.
Altra
novità, certamente importante, fu che il pubblico parigino, a
differenza di quello russo, era all'epoca totalmente disabituato a
vedere sulla scena dei ballerini maschili, e non ci si era dunque
posti il problema di creare costumi per la danza adatti ad un corpo
maschile.
La
compagnia dei Balletti Russi nasce nel 1909 per volere di
Sergej Djagilev, che da impresario aveva intenzione di far
confluire l'eccellenza dell'arte performativa del danzatori russi
alle novità estetiche di cui il pubblico parigino era sempre
ingordo.
Djiagilev
mette insieme un vero e proprio team di produzione per i suoi
spettacoli, fra i quali vi era Léon Bakst,
che per certi versi può essere considerato, insieme al suo collega
Aleksandr Benois, colui che fondò la professione di
costumista per come noi oggi la conosciamo. I
due si servivano infatti della collaborazione di atelier e
sartorie, che lavoravano in stretto contatto con i disegnatori per
dar vita ai bozzetti creati preventivamente. Una tipologia di lavoro
teatrale totalmente inusuale all'epoca, basata su una profonda intesa
artistica fra disegnatore e sarto, fra intento poetico e ideazione
artigianale.
Léon Bakst |
L'estetica
dell'abito si rivoluziona.: Parigi rimane incantata dagli opulenti ed
esotici abiti di spettacoli memorabili come Cleopatra (1909) e
Shéhérazade (1910), arricchi di pietre preziose e perle.
Questi
primi due spettacoli fecero scoppiare una vera e propria mania per
l'esotismo sia nella moda sia nell'arredamento; i colori forti, in
special modo il verde e il blu, brillanti come gemme, vengono
utilizzati anche per i fondali della scenografia.
Con
L'Oiseau de feu (L'uccello di fuoco, 1910) Bakst
rivoluziona il costume della ballerina: Tamara Karsavina, altra
celebre figura della compagnia che interpreta il misterioso Uccello
di Fuoco, non indossa un tutù ma degli esotici pantaloni velati dal
gusto eccentrico con ricche decorazioni, perle e accessori.
I
costumi non si ispiravano solo all'Oriente e agli abiti tradizionali
russi, come nella messinscena di Petruška (1911) o de La
sagra della primavera avvenuta nel 1913 e causa di grande
scandalo per la crudezza del tema trattato, ma anche all'Antica
Grecia: è il caso del balletto L'Après-midi d'un faune
(1912), per il quale Nijinskij e Bakst cercarono di richiamare i
criteri di bidimensionalità della pitture dei ballerini attici.
Leon
Bakst, bozzetto per Cleopatra
(1909)
|
A
sinistra: il costume disegnato da Léon Bakst e realizzato da M.
Landoff e Marie Muelle per "Le Dieu bleu" (1912). (Fonte:
The National Gallery of Australia, http://nga.gov.au).
A destra: lo stesso costume indossato da Vaclav Nižinskij
|
Costume di ninfa disegnato da Léon Bakst per il balletto L'Aprés-midi d'un faune (1912). Fonte: The National Gallery of Australia, http://nga.gov.au |
Negli
anni furono molti gli artisti che collaborarono con i Balletti Russi
in qualità di costume designer, come li chiameremmo oggi.
Pablo
Picasso disegnerà i costumi per Le Tricorne (1919),
Pulcinella (1920) e Mercure (1924). Nel 1920 sarà
Henri Matisse a disegnare gli abiti di scena per Le chant du
rossignol, mentre Giorgio de Chirico lavorerà con Djagilev per
la produzione del balletto Le Bal, e nel 1931 per i costumi di
un'altra messinscena di Pulcinella e nel 1938 per quelli di
Protée.
Come
abbiamo già accennato prima l'estetica dei Balletti Russi influenzò
profondamente la moda della cosiddetta Belle
époque, quel periodo in cui la
strada della moda femminile si biforca in due tendenze quasi opposte:
la prima, caratterizzata dalla rigida linea
ad S dei bustini, la seconda che
vuole la silhouette della donna
più libera e avvolta in abiti dal gusto esotico, che cadono larghi e
comodi pur seguendo le linee del corpo, con maniche larghe, stretti
in vita spesso da un nastro o una cordicella.
Di quest'ultima tendenza fanno parti i pionieri Paul Poiret e Mariano
Fortuny.
Del resto
anche presentarsi in società è di per sé un atto performativo. Lo
sapeva bene la marchesa Luisa Casati, uno dei personaggi più
eccentrici del momento, colei che disse di sé “Voglio essere
un’opera d’arte vivente”, che passeggiava per Piazza San
Marco a Venezia con un ghepardo munito di collare di diamanti e
guinzaglio, e che una volta si presentò ad una festa da ballo
totalmente laccata d'oro.
La marchesa
Casati, che si fa vestire principalmente da Fortuny, in quegli abiti
chiamati delphos poiché ispirati alla moda della Grecia Antica,
chiama proprio Bakst in occasione del ballo all’Opéra di Parigi
nel 1922, e gli fa realizzare un costume per la sua “Regina della
Notte”.
Costumi
disegnati da Nikolai Roerich per le danzatrici femminili per il
balletto Le
Sacre
du printemps
(La sagra della primavera, 1913) di Igor Stravinskij.
Fonte: Victoria and Albert Museum - http://www.vam.ac.uk/
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La marchesa Luisa Casati nel suo costume di "Regina della Notte" creato per lei da Léon Bakst (1922) |
Bibliografia di riferimento
Pojarskaia
M., Volodina T., L'art des ballets russes a Paris. Projets
de decor et de costumes, 1908-1929, Gallimard, Paris 1990
Bowlt J. (a cura di), Teatro della ragione/teatro del desiderio. L'arte di Alexandre Benois e Léon Bakst, Skira, Milano 1998
Schouvaloff
A., Léon Bakst. The theatre art, Sotheby's
publications, London 1991
Claudia Fasano
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